Comincia nel segno di nuovi passi avanti sul fronte della rendicontazione l’incarico del nuovo economo della Cei, il diacono Mauro Salvatore. Alla prima uscita pubblica ufficiale, di fronte alla platea degli economi diocesani e direttori degli uffici amministrativi, riuniti da ieri a Salerno per il loro convegno nazionale, lo ha spiegato lui stesso: «Entrerà in vigore a partire dall’estate 2017 la determinazione dell’ultima Assemblea generale della Cei, votata all’unanimità dai vescovi italiani a maggio scorso, in materia di massima chiarezza e trasparenza nell’amministrazione dei beni e nell’assegnazione di contributi 8xmille».
Il riferimento è all’aggiornamento della norma (n. 5 della delibera n.57) che, confermando la linea di rigore finora adottata dalla Cei, rafforza la trasparenza amministrativa, aggiornando i requisiti per l’accesso ai fondi 8xmille. «Le novità, condivise anche in sede di Commissione paritetica Stato-Chiesa, saranno sia a monte, con una più dettagliata documentazione, sotto il profilo economico e dei contenuti progettuali, sia a valle, in fase di rendicontazione ragionata. Evidenzieremo cioè se sono stati raggiunti e in quale misura gli obiettivi del contributo Cei. Inoltre – prosegue Salvatore, già economo della diocesi di Brescia e dirigente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, due lauree, sposato, con 4 figli – questa maggior corresponsabilità delle diocesi prevede anche una più efficace azione promozionale sul territorio, attraverso i media territoriali e nazionali, per dare conto ai fedeli sia dei bilanci, sia dei progetti caritativi o pastorali che la Chiesa va realizzando. Diversamente i contributi 8xmille possono apparire lontani, quando invece sostengono centinaia di opere vicine a dove viviamo, dalle casefamiglia, alle mense fino alle chiese restaurate. Perché nulla come la trasparenza e la rendicontazione motiva i fedeli a confermare la propria fiducia verso la Chiesa».
È più di un cambio di procedura. «Oggi la Chiesa è chiamata a dare testimonianza anche con standard di trasparenza ed efficacia della sua azione sempre più elevati. Un indispensabile aggiornamento, anche in risposta ad accuse infondate e talora strumentali che le vengono rivolte – prosegue Salvatore –. Il modello di questo upgrading amministrativo e gestionale impresso dai vescovi è quello delle fondazioni di erogazione, che misurano il raggiungimento del risultato. La determinazione Cei dello scorso maggio recepisce l’esigenza di innovazione e allo stesso tempo riconferma che anche la buona amministrazione è di per sé veicolo di evangelizzazione». Del suo incarico al vertice dell’economato Cei, per la prima volta non affidato ad un sacerdote, «è un segno dei tempi e un’opportunità di servizio – dice Salvatore – nel segno degli auspici del Concilio, che valorizza sempre più le varie ministerialità». Oggi oltre una diocesi italiana su 3 ha un economo laico. E in quel 36% di amministratori non presbiteri, che dotano la Chiesa italiana di nuove competenze, si contano anche 6 donne e 8 diaconi.
Fonte: Avvenire