di Umberto Folena (Avvenire)
A grandi linee, la Proposta propone anch’essa una 'riduzione': l’eliminazione delle 'macchinette' entro l’anno in corso da alberghi, edicole, ristoranti, stabilimenti balneari, circoli privati ed esercizi commerciali ed entro tre anni da bar e tabaccherie che non saranno in grado di trasformarsi in 'categoria A' (dedicando alle newslot – Awp nel nuovo gergo del Governo, ossia Amusement with price, divertimento con premio – una sala apposita); e la riduzione entro l’anno delle stesse newslot in base alla dimensione della superficie dei locali. L’operazione, già prevista dalla Legge di Stabilità, dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) portare il numero delle macchine a 264mila, con una riduzione del 30 per cento. La Proposta prevede anche di «innalzare il livello qualitativo dei punti gioco», ad esempio con una formazione specifica degli addetti per contrastare l’azzardo patologico e addirittura «l’obbligo di segnalazione di soggetti patologici ai servizi sociali del comune e il divieto di accesso per persone soggette alla dipendenza e inserite in programma di recupero ». Ora, una lacuna vistosa della Proposta, e in generale di tutto il dibattito sul tema, è che il numero dei malati di Gap (Gioco d’azzardo patologico) è stimato in 800mila dal Dipartimento nazionale antidroga, della Cnr di Pisa e da Ipsos, e in nessun caso certificato per Sistema Gioco Italia (Confindustria); ma il Governo non ha mai avviato un studio specifico. E molte sono le Asl che nemmeno comunicano al Ministero il numero dei malati in cura.
Come possono gli esercenti 'riconoscere' un malato che entra nel loro locale? Ma il punto di maggiore criticità, nella Conferenza di oggi, sarà sicuramente il potere sottratto agli enti locali: i locali con certificazione di classe A saranno sottratti ad ogni vincolo di distanza minima dai luoghi sensibili stabiliti dai sindaci. Per capirci, a una tabaccheria basterà dedicare l’intero ambiente all’azzardo (non solo newslot, ma anche Lotto e gratta e vinci) per essere di classe A e operare impunemente. Il testo sa perfettamente che questo punto è debole e in coda aggiunge che in una «imprevista situazione emergenziale» gli enti locali potranno agire, d’intesa con Polizia e Finanza, «in deroga alle disposizioni previste dall’intesa». E già l’espressione «imprevista emergenza» è una tautologia da antologia: se un’emergenza potesse essere prevista, non sarebbe più tale... Il testo glissa sul tema della pubblicità, di cui la società civile e un corposo drappello di parlamentari chiedono la proibizione totale, limitandosi timidamente a invocarne la riduzione e rimettendosi a un futuro, auspicabile «confronto a livello europeo ». Ma soprattutto dove sono gli altri giochi d’azzardo? Non ci si ammala solo di newslot e Vlt, ma anche di gratta e vinci, scommesse sportive... e l’azzardo on line? La Proposta del Governo tace fragorosamente. Difficilmente oggi i rappresentanti degli enti locali – che la piaga dell’azzardo la vivono quotidianamente, sulla pelle dei loro cittadini – staranno zitti.
LA CRITICA La Consulta antiusura: rimedio inefficace
La Consulta Nazionale Antiusura esprime una netta critica alla proposta del Governo alle Regioni e ai Comuni per la regolazione del gioco d’azzardo sul territorio. A questo proposito una bozza di "accordo", inspiegabilmente tenuta "riservata" davanti all’opinione pubblica, presenta passaggi anche inquietanti. In primo luogo, equivocando sull’espressione "riduzione dell’offerta di gioco", si confonde l’esigenza - ormai drammatica - di un ritorno indietro da un’inflazione spaventosa di azzardo con la ipotizzata mera "sostituzione" degli strumenti tecnologici (slot machine) e la loro concentrazione in "sale di tipo A". Per il presidente don Alberto D’Urso ridurre il numero di apparecchiature, infatti, non equivale a ridimensionare la quantità di gioco d’azzardo. Per cui, è il giudizio, il rimedio del governo appare inefficace.
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